Rimandare sempre le cose equivale a procrastinare. Cosa vuol dire procrastinazione? Be’ l’etimologia del termine è molto rivelatrice e viene dal latino, e significa rimandare a domani.
Una volta che conosci il significato del termine, ti rendi conto che se stai sempre rimandando, stai rinviando a domani ciò che puoi fare adesso.
Dal punto di vista psicologico la procrastinazione è dovuta all’immediato sollievo raggiunto dalla consapevolezza di non dover affrontare un impegno che non vogliamo affrontare.
Il punto è che la procrastinazione tende a diventare cronica, rimandare diventa un tratto della personalità. Un tratto negativo: cioè un ostacolo a tutto quello che vuoi fare e puoi fare.
Spesso si dice che la differenza tra una persona che riesce nella vita e una che non ci riesce, sta nella determinazione della prima di mettersi subito in moto, di entrare in azione.
Ed è vero: agire è il metodo migliore per progettare.
Perché si soffre di procrastinazione, perché tendiamo a rimandare le cose
La procrastinazione è un fenomeno molto diffuso, che potrebbe essere acuito dalla distrazione costante data dall’uso degli smartphone, ma in generale è sempre presente.
È un fenomeno conosciuto dal punto di vista psicologico ed è collegato – secondo gli studi – a voti più bassi, salari meno soddisfacenti, possibilità più alte di rimanere senza lavoro, aumento dello stress e di problemi relativi al benessere psicofisico.
Un punto molto interessante è che sai che la procrastinazione fa male, sei abbastanza conscio dei danni che provoca nel breve e lungo periodo, eppure non riesci a vincerla.
Questo dipende dal fatto che le persone tendono a confondere la causa con l’effetto.
Che la procrastinazione sia dovuta a un mix di mancanza di volontà, voglia di fare e pigrizia.
Molti dicono di sé: non riesco a fare certe cose perché sono pigro, ma nella realtà tutti gli studi dimostrano che è esattamente il contrario. Cioè diventi pigro e procrastinatore proprio perché non fai le cose.
Il tratto caratteriale, dunque, dipende dalla tendenza tossica a ripetere lo stesso schema comportamentale, pur sapendo che produce solo pessimi risultati.
Ma secondo gli psicologi che studiano questi fenomeni comportamentali, la procrastinazione dipende da un meccanismo cognitivo che valuta ciò che è meglio per noi in un dato momento.
In realtà, siamo in grado di percepire i benefici dell’agire subito, ma la sopravvalutazione dello scontento che potrebbe provocare l’azione, blocca i fattori motivanti della stessa.
Un procrastinatore, infatti, non tende a “non agire”, quanto a rimandare. Cioè fare le cose il più tardi possibile, mettersi in una situazione nella quale è difficile non agire per vari motivi. Ad esempio, una scadenza temporale, o la forza dei rapporti personali che intercorrono.
Egli disperde dunque la risorsa più importante, il tempo, e cerca magari soluzioni estemporanee ed estreme come alzarsi presto la mattina. Molta della capacità di essere una persona organizzata dipende dalla volontà di agire. Che non è nemmeno una volontà, è azione rapida e fulminea, senza pensarci troppo.
Ma agire controvoglia è comunque meglio che non agire e quasi sempre se ne apprezzano fin da subito i benefici.
La procrastinazione deriva quindi dall’ansia indotta dalla preoccupazione di dover fare qualcosa, che può essere controbilanciata dal sollievo di non doverla fare.
Invece, un giusto approccio dovrebbe essere quello che il sollievo viene dalla certezza di averla fatta.
Ma vediamo come combattere questo fenomeno.
Perché la procrastinazione è dannosa e fa male
La procrastinazione fa male perché:
- Ti impedisce di raggiungere degli obiettivi che hai in mente
- Induce stress prolungato per tutto il periodo in cui rimandi, con effetti di moltiplicazione dell’ansia, che a cascata ricadono sul resto delle tue attività.
Come detto prima appare molto strano che, pur sapendo che procrastinare è dannoso, continuiamo a farlo.
Vale lo stesso per il fumo, ma anche per la troppa indulgenza verso lo junk food.
Cosa ci dice questo pattern fatto di comportamenti prevedibili, ripetitivi e dannosi?
Semplice: che le cattivi abitudini si costruiscono sulla base di un automatismo, ripetitivo, al quale smettiamo di pensare.
Anche procrastinare è quindi il risultato della tendenza a ripetere lo stesso comportamento: cioè non fare quello che dobbiamo fare.
Molte persone sono portate a credere che sia una questione di pigrizia, di mancanza di volontà, ma come accennato all’inizio, c’è ben altro dietro.
Non basta promettere a sé stessi di risolvere il problema, occorre prendere delle misure rapide che impattano però il tuo stato emotivo, e non rimangano la semplice applicazione di una logica razionale, che spesso sfugge il giorno stesso in cui proviamo a cambiare passo.
Emozione, motivazione, movimento hanno tutti la stessa radice etimologica. Mettersi in movimento equivale a motivarsi, motivarsi equivale a scatenare una reazione emotiva o prendere le mosse da essa.
La soluzione efficace è quella che, prima di tutto, la smette di fare appello alla logica e lavora più sull’emozione, sul sollievo in particolare.
- La forza di volontà non sarai mai abbastanza.
- La soluzione per la procrastinazione non è comune a tutti, è quella che fa per te, e deve essere in grado di colmare il senso di sollievo che provi quando rimandi.
Curare la procrastinazione
Anzitutto cerca di essere chiaro o chiara negli obiettivi che hai in mente. La tua vita si organizza in 3 fasi principali: riposo, lavoro o studio, tempo libero.
All’interno di questi task, il lavoro è quello che richiede un maggior carico di impegni da onorare.
Studia un po’ la tua giornata, prendi nota degli impegni che ti danno fastidio, e quali tendi a rimandare maggiormente. Non solo nel lavoro, ma anche nella società.
Ad esempio, una persona che conosco rimandava sempre impegni di natura sociale, perché era ansiosa quando doveva stare in mezzo alla gente. L’ansia non è difficile da battere, ma è cambiato tutto quando ha iniziato a dirsi: “ok, andiamo, alla fine il tempo passa anche per queste cose e finirà prima di quanto io non pensi”.
Il sollievo indotto dal pensare che il tempo scorre e il patimento non era infinito, la aiutava a prendere di petto gli impegni sociali.
Questo meccanismo poi diventa automatico.
Cerca di capire, dunque, se vedi dei tratti in comune tra gli impegni che rimandi.
Le tecniche migliori per provare “sollievo per aver fatto” che contrasta il sollievo del “lo faccio dopo” sono:
- Capire la natura del tempo, che passa in modo indifferente per tutti.
- Che non esistono termini da onorare, se passi subito all’azione.
- Che non esistono obiettivi che si raggiungono facendo solo una cosa, ma in genere sono la sommatoria di piccole azioni, una dopo l’altra.
- Che non tutte le giornate sono uguali, ma ci sono momenti in cui effettivamente ti senti più in forze e vitale.
- Che ci sono distrazioni inevitabili, alle quali è possibile rispondere con un minimo di disciplina.
- Che puoi segmentare i task in sessioni di tempo alternato a riposo.
- Che puoi premiarti per aver portato a termine le piccole azioni che compongono un grande obiettivo.
- Che la motivazione non dipende da quanto sei in grado di progettare le cose per intero e visualizzarle, ma piuttosto è una forza viva che si alimenta in ragione dei progressi che fai.
- Che i progressi quotidiani, anche minimi, hanno capacità di generare sollievo e successo superiore a un grande sforzo improvviso ed estemporaneo.
Se hai ben in mente questi concetti, vedrai che riuscirai a risolvere il problema di rimandare sempre le cose.