C’è chi si sente sopraffatto, chi teme di sbagliare, chi semplicemente apre Instagram e scompare. La procrastinazione ha tante facce, ma una radice comune: l’urgenza di sottrarsi al disagio. Capire perché lo facciamo è il primo passo per smettere.
Cos’è la procrastinazione
Procrastinare significa rimandare un compito, pur sapendo che ci creerà stress o conseguenze negative. Ma non è solo pigrizia: è spesso una strategia emotiva. Davanti a un’attività percepita come difficile, noiosa o fonte di giudizio, il nostro cervello cerca sollievo immediato, anche a costo di peggiorare le cose.
Perché procrastiniamo
Il meccanismo emotivo
Molte ricerche (Sirois, Pychyl) mostrano che la procrastinazione è una forma di coping. Rimandare ci calma momentaneamente, perché ci allontana dall’ansia. Ma questo sollievo è illusorio: più il tempo passa, più lo stress cresce.
Paura del fallimento e del giudizio
Chi ha standard elevati, o una forte esigenza di approvazione, spesso procrastina per non rischiare di “fallire” agli occhi altrui. L’auto-sabotaggio è una difesa paradossale: se non ci provo davvero, non rischio di scoprire che non sono all’altezza.
Bassa autostima e sfiducia
Quando non crediamo nelle nostre capacità, ogni compito diventa una minaccia. Il pensiero “tanto non ce la farò” alimenta l’inerzia. La procrastinazione, in questi casi, è un sintomo di un dialogo interno molto critico. La bassa autostima alimenta, in un circolo vizioso, la sfiducia nei propri mezzi.
Sovraccarico e disorganizzazione
A volte procrastiniamo semplicemente perché non sappiamo da dove iniziare. Troppi compiti, poca chiarezza, nessuna priorità: la mente va in tilt e sceglie la fuga. La mancanza di organizzazione raggiunge livelli parossistici, per cui il procrastinare si trova spesso a improvvisare.
Leggi anche: Come diventare una persona organizzata
Tipi di procrastinatori
Riconoscersi è utile. Ecco alcuni profili comuni:
- Il perfezionista: rimanda finché non ha le condizioni ideali (che non arrivano mai).
- Il sognatore: pieno di idee, fatica a concretizzarle.
- Il ribelle: odia le regole e rimanda per senso di opposizione.
- Il cronicamente sovraccarico: dice sempre sì e poi si perde.
- Il fatalista: pensa che tutto andrà male, quindi si blocca.
Cosa succede quando procrastiniamo
Tice e Baumeister hanno evidenziato che la procrastinazione, nel lungo periodo, porta a più stress, minor rendimento e persino a effetti fisici negativi. Più rimandiamo, più peggiora la nostra percezione di noi stessi. E ogni rinvio rafforza il meccanismo.

Come smettere di procrastinare
1. Cambia prospettiva (Reframing Cognitivo)
Prova a vedere il compito non come una minaccia, ma come una sfida gestibile. Anche dividere un’attività in micro-step aiuta: “Scrivere il report” diventa “Aprire il documento”, “Inserire il titolo”, “Scrivere il primo paragrafo”.
2. Accetta l’imperfezione
Non tutto deve essere perfetto. Inizia male, ma inizia. L’azione rompe il blocco più del pensiero.
3. Pratica l’autocompassione
Sgridarsi non funziona. Langer (Harvard) ha mostrato come un approccio aperto e curioso favorisca il cambiamento. Se ti perdoni e ti osservi senza giudizio, sei più libero di agire.
4. Usa tecniche di gestione del tempo
- Tecnica Pomodoro: 25 minuti di lavoro, 5 di pausa.
- Time blocking: blocca orari precisi per compiti precisi.
- Priority matrix: distingui urgente vs importante.
5. Inserisci esercizi pratici
Ogni mattina scrivi le 3 azioni minime che vuoi fare. A fine giornata annota cosa hai rimandato e perché. Una volta a settimana scegli un’attività e falla subito, senza pensarci.
L’azione dimostra le priorità (Gandhi).
6. Crea contesto favorevole
- Ambiente ordinato = mente ordinata.
- Disattiva notifiche, imposta limiti alle app.
- Ascolta musica neutra (es. binaurale) per concentrarti.
7. Fatti aiutare
Raccontare a qualcuno cosa devi fare aumenta l’impegno. Anche un gruppo di co-working online può motivare.
Esempi di procrastinazione nella vita reale
- Studio: esame tra 2 settimane, ma passi ore su YouTube “per rilassarti”. Il giorno prima, panico.
- Lavoro: email difficile da scrivere, complicata, richiede concentrazione. Apri mille schede, ti metti a rispondere ad altro.
- Casa: devi riordinare, ma scrolli sui social e ti convinci che farai meglio dopo cena. Ovviamente l’indomani sei punto e a capo.
Procrastinazione e vita digitale
Smartphone, notifiche, multitasking continuo: la procrastinazione è ormai digitale. App e social sono costruiti per catturare attenzione e fornire gratificazione immediata. Riconoscere queste dinamiche è il primo passo per disinnescarle.
Quando è qualcosa di più serio
In alcuni casi, la procrastinazione cronica può essere legata a disturbi come depressione o ADHD. Se interferisce con il funzionamento quotidiano, vale la pena parlarne con un professionista della salute che potrà indirizzarti verso un percorso terapeutico.
Strumenti utili
- App: Forest, Focus To-Do, Todoist.
- Libri: vedi sotto.
Disclaimer: contiene link di affiliazione, in qualità di Affiliato Amazon riceviamo una guadagno dagli acquisti idonei senza costi aggiuntivi per te/ Immagini da Amazon Product Advertising API / Aggiornamento 2025-04-27 /
Procrastinare è umano, ma non inevitabile. Serve comprensione più che forza di volontà. Cambiare prospettiva, agire un passo alla volta, accettare l’imperfezione: sono queste le vere chiavi per smettere di rimandare.
Fonti Scientifiche:
- Baumeister, R. F., & Vohs, K. D. (2004). Self-regulation, ego depletion, and motivation. Social and Personality Psychology Compass.
- Langer, E. J. (1989). Mindfulness. Addison-Wesley/Addison Wesley Longman.
- Pychyl, T. A., & Flett, G. L. (2012). Procrastination and self-regulatory failure: An introduction to the special issue. Journal of Rational-Emotive & Cognitive-Behavior Therapy.