Convivere con le preoccupazioni quotidiane

Le preoccupazioni quotidiane fanno parte della nostra vita. Sono presenti ogni giorno e riguardano l’immediato presente e il futuro a breve termine.

La loro cogenza, cioè il fatto di esserci ed essere per la loro natura ineliminabili, le rende compagne inseparabili.

È possibile eliminarle del tutto? È possibile convivere con loro? E come vanno affrontate?

Quali sono le tipiche preoccupazione quotidiane

Le preoccupazioni quotidiane riguardano il destino presente e futuro di noi stessi e delle persone a cui teniamo, ad esempio la famiglia.

Essere possono riguardare eventi straordinari, che improvvisamente sconvolgono la routine e diventano centrali nella vita:

  • la perdita di una persona cara che era un punto di riferimento;
  • l’aumento improvviso dei prezzi di un bene primario;
  • lo scoppio di una guerra o di un evento ambientale importante.

In casi come questi lo straordinario diventa ordinario. Ciò che sembrava lontano diventa prossimo, l’eccezione si trasforma in regola e ci si deve adattare a una nuova realtà.

Ci sono tante persone, sfortunatamente, che devono affrontare perdite improvvise o sconvolgimenti. Pensa alla tragedia di una guerra o di un terremoto: si perde tutto e non si sa nemmeno da dove ricominciare.

Poi ci sono le vere preoccupazioni quotidiane, quelle che appesantiscono la tipica giornata ordinaria, nella quale non succede nulla di particolare. Ma sono lì, presenti in sottofondo, che ci costringono a tenere alto il livello di guardia. E riguardano:

  • Lo stato di salute nostro e dei nostri cari;
  • Lo stato economico della famiglia o delle persone molto vicine;
  • La sicurezza lavorativa in contesti ad alta precarietà;
  • Lo stato delle relazioni affettive e di parentela.

Vediamo alcune di queste preoccupazioni quotidiane e come esse incidono nella nostra vita.

I soldi e il futuro immediato e a breve termine

Il problema economico diventa pressante quando le spese incidono in maniera eccessiva sui ricavi o le entrate non consentono di raggiungere obiettivi e desideri sperati.

A volte questi desideri sono molto umani e più che comprensibili: poter fare un figlio in più o acquistare un’auto più spaziosa, o ancora assicurare un futuro migliore a un figlio, o delle cure più efficaci a un congiunto.

Il problema economico è una naturale preoccupazione in chi vede i prezzi salire e gli stipendi perdere potere d’acquisto. O in chi ha a che fare con persone poco responsabili dal punto di vista economico.

O ancora quando è difficile arrivare alla fine del mese vivendo una vita normale e dignitosa, senza sprechi e colpi di testa.

La preoccupazione di non poter rispettare le scadenze fiscali e i pagamenti mensili come le rette, le rate di un prestito, i canoni d’affitto e così via.

Viviamo in una società che dà molta importanza al denaro e la mancanza dello stesso viene vissuta come una sconfitta.

Le ristrettezze economiche sono più comuni di quanto si pensi e tendono a essere nascoste. Questo stato di continua preoccupazione incide sui livelli di stress, anche nelle persone più organizzate, che riescono a tenere in ordine i conti.

La sicurezza lavorativa

L’incertezza economica può anche arrivare da una situazione lavorativa poco favorevole, dominata dalla precarietà.

Se i contratti flessibili sono diventati la norma e lo smart working è ormai uno strumento usato in lungo e in largo, anche per ridurre i costi, nondimeno è stato fatto veramente poco per incentivare la crescita di posti di lavoro stabili.

I motivi sono tanti, ma quasi tutti sono riconducibili alle esigenze di mercato, che spesso non guardano in faccia nessuno.

Così i lavoratori moderni sono costretti a perdere il sonno sapendo che il contratto potrebbe essere non rinnovato, vivendo in una situazione precaria che incide sulla programmazione di una vita normale (costruire una famiglia, per esempio).

La precarietà è fonte di preoccupazione quotidiana, perché non trova mai un punto di equilibrio. La stabilizzazione dei posti di lavoro dipende da molti fattori, alcuni che non c’entrano nulla con la meritocrazia.

E quando si sommano fattori straordinari, come una pandemia o una guerra con risvolti internazionali, allora tutto sembra precipitare.

La salute propria e dei congiunti

Si dice spesso che quando c’è la salute c’è tutto, e pensandoci bene senza di essa non sarebbe possibile godersi la ricchezza o la stabilità lavorativa.

La salute è una preoccupazione stabile, fissa, perché i problemi relativi allo stato di benessere delle persone sono molto diffusi.

Colpa anche di uno stile di vita eccessivo, poco salutare, che provoca problemi di natura cardiocircolatoria, metabolici, di deambulazione, che sono difficili da gestire e richiedono un’attenzione quotidana.

Internet poi ha accresciuto il livello di informazione e con questa di ansia riguardo allo stile di vita e alle abitudini delle persone.

Siamo anche bombardati da notizie e reazioni alle stesse in modo costante, per cui questo livello di attenzione quasi parossistico diventa esso stesso fonte di preoccupazione, anche quando la notizia di una persona che sta male non ci riguarda direttamente.

L’eccesso di ansia si ripercuote nell’educazione dei figli e nella tendenza ad aderire a nuove mode alimentari che rivendicano, spesso senza alcuna base scientifica, un’osservanza di principi di benessere che tutti dovrebbero adottare.

Importante, come sempre, è cercare di prevenire le malattie più comuni (relative al sistema cardiocircolatorio e all’invecchiamento), mantenendo uno stile di vita equilibrato, che non richiede particolari sacrifici.

Ma l’iper-connessione costante, aumentando l’ansia, genera preoccupazione anche quando non dovrebbe esserci. C’è persino un nome per questo fenomeno: nomofobia.

Gli affetti e i rapporti di parentela

È incredibile pensare che tantissime famiglie divise da rancori, liti, lotte di potere, titoli di proprietà solo pochi decenni prima erano unite.

Due fratelli cresciuti insieme possono arrivare a scannarsi per questioni di eredità.

Nell’ambito delle relazioni, i problemi riguardano sia la vita di coppia, relazionale, sia la famiglia. Spesso non si va d’accordo con i suoceri o i cognati, ci sono problemi con i figli. A volte c’è un tradimento che apre le porte della separazione.

Gli affetti sono una parte integrante e vitale della nostra vita, senza di loro vivremmo una vita molto meno significativa. C’è il bisogno costante di conoscere gente nuova, con tutti gli annessi e i connessi. Eppure le relazioni non smettono mai di creare problemi.

La figlia che cresce e chiede di uscire, il figlio che inizia a frequentare persone strane, lui che inizia a rientrare tardi, lei che si fa bella quando esce con le amiche.

A leggere i forum online c’è solo da mettersi le mani nei capelli per l’estrema varietà di preoccupazioni sentimentali e affettive. Ma è normale.

Ancora una volta è l’ansia che funge da moltiplicatore della preoccupazione.

Gestire l’ansia per non ingigantire i problemi

All’origine delle preoccupazioni quotidiane non ci sono solo eventi e fatti concreti. Una persona particolarmente ansiosa può ingigantire gli effetti di una cattiva notizia, o vivere nella paura che essa si concretizzi – al solito nel modo peggiore – prefigurando problemi che ancora non esistono.

Talvolta le preoccupazioni si trasformano in realtà come effetto di una profezia che si autoavvera. A furia di prefigurare sempre lo scenario peggiore, esso si avvera perché creiamo le condizioni per generarlo.

Ad esempio: ci preoccupiamo che la salute di una persona possa mandare a rotoli la vita familiare, esprimiamo troppa preoccupazione. Di conseguenze generiamo tensione e nervosismo nelle persone che ci stanno accanto, che prima o poi ci impongono di smetterla. Da lì partono liti e motivi di divisione. Che si sarebbero potuti evitare con un atteggiamento meno precipitoso e più razionale.

Ma non sempre è facile. Gli psicologi comunque consigliano di affrontare le preoccupazioni quotidiane facendole diventare parte della nostra vita, in modo da gestirle, piuttosto che rifiutarle a priori, nascondendo la polvere sotto il tappeto.

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